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96 LA PITTVRA

quale, e quanta la fua doglia fi fuffe, bafti folo, che negli occhi le ponga il velo; fappia folo, ch’ ella hebbe innanzi à gli occhi quefto velo: penfi folo, ch’ella fù fpettatrice di quefto velo, fupplifca al refto il penfiero, e dia luogo alla contemplatione l'eloquenza. O velo pretiofo, tempeftato di rubini, feminato di perle; rubini di fangue, perle di lagrime, fangue di figlio, lagrime di madre; figlio Iddio, madre Vergine; Chrifto patifce, Maria compatifce; Chrifto muore, Maria piagne; Il fangue efce dalle vene del figlio, le lagrime piouono dagli occhi della madre; quello fcaturifce dal corpo, quefte fi deriuano dall’anima; quello è fparfo per man di Carnefici, quefte fon verfare per mano della Pietà; quello è tratto per forza di chiodi, e di fpine, quefte fono fpontaneamente diftillate dal fuoco del materno amore. Ma accoftiamci di gratia à vedere come falde, e ferme fieno della noftra Pittura le tempre. Poteua perauentura la Pittura in vna parte della Scultura cedere, e poteua in qualche modo quefta Tela felice inudiare al marmo del fepolcro facro la durezza, e la coftanza, per ferbar più tenacemente, che non era alla fua fragilità poffibile i fegni di quella imagine, fe à tal difetto non haueffe il gran Pittore fupplito, proueduto con mifchia perfetta di colori perpetui, & immortali. Le Pitture ordinarie, ò ad oglio, ò à tempera, ò à colla, ò à fecco, ò à frefco, tuttoche fieno in ben fondato muro, appena però refiftono alla pioggia, ed all' acque. E quefta in fragiliffima tela non folo all’ impeto dell’ acque, ma alla forza delle fiamme refifte. La finezza, dell'azurro oltra.