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Diceria I. y; Giouanni nel deferiuere il pietofo holocaufì* del fuo Signore fatto fopra l’altare della Croce . Dipinte le donne lagnmofe.i difccpoli sbi- gettiti, il ladrone (upplicame , il Centurione^ (lapido. Dipinfe la famiglia tutti nelle creature piangenti, il ciclo reftito à bruno, la terra tremante, le tom(>e aperte, i macigni fpezzati, il Sole pallido, la Luna fangq gna . Ma giunto alla Madre, e diffidato di potere appieno e- fprimercqucll’eeceflod’angofcia , con vn'arti- ficiofo velo la ricouerfe , padando le particolarità fotto (ilentio, e dicendo folo . Statai iuxr- t* cructm Mari* maier Itju . Pur come dir volede. A me non dà l’animo di ritrarre al ri- uo l’imagme di tanto dolore. Baiti folamen- te il fapere, ch’ella era n<adre, e che fiaua pref- (o alla Croce. G ud'Ctofa induftria per certo, pcciochesì come Fidia crafTe la mi fura di tutto il Leone dall’ *ughia fola , e Pittagoradal fo- io piede d’H^rcole conobbe la proportione di tutta la (U na , cosi potede altri da quel poco, ch’egli n’accennò , argomentare quel molto ch'era inefpl cabile. Ma ragliati di sì fatta in- ucntioue ancora chiunque defidcra di comprendere l’incompienfibile dolore della me- defima Vergine dopò la Paflìone. Se pute è vero (come dobbiam pietofamente imagnare) ch'à lei quando dopò la refurrettione andò ì tifitare il monumento perucmde in mano Santa Sindone, qual’ingegno potrebbe arriua- teàcapire, òqual facondiaà raccontare con quanto affanno la rimirali*, e di quante lagrime la bagnade ? Nonè mente, che fa pelle di* fìinguere lafua pena, nè lingua ,cheporedtJ difingete il fuo mattino, Chi vuol fapcrej qua- 9