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presso lui, non come la figlia, ma come un essere inutile, anzi un oggetto ingombrante, una cosa caduta inopinatamente nel meglio di un calcolo che si credeva perfetto.
Ma di ciò non mi lagnerei eccessivamente, se, nella sua malevolenza, egli non avesse coinvolta la mia povera madre. Ella mi amava senza dubbio, la infelice creatura... Molte volte, dopo essersi guardata d’attorno ed avere visto lo squallore della nostra casa e la solitudine delle nostre esistenze, ella mi prendeva fra le braccia disperatamente, e disperatamente mi baciava, come per esaurire in un grande impeto tutta la esuberanza di una giovinezza amante, che sfioriva sola e senza amore. Ma poi, pensando che anch’io era, forse, una delle cause della sua gran croce, ella mi respingeva e mi guardava quasi nemica.
Così è passata la mia infanzia. Spesso, nella casa vuota — oltre l’amore — mancava, quasi il pane. Bimba, io ho sofferto l’inedia e la privazione di ogni cosa necessaria: con lo sguardo stupito, io ho assistito a scene quasi mute, ma di