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dere le grandezze della storia e di fargli ammirare le meraviglie della natura. Ho fatto un po’ la pedagoga, è vero; ma non mi sono annoiata ... Anzi! Non mai, parlando nei salotti, o facendo dello spirito nei ritrovi, io ho provato tanta intima soddisfazione. E così ho tenuto per cinque anni Adele — benché essa mi venisse dal più grande abisso di miseria e di dolore. Né ho avuto a pentirmene, perchè la povera ragazza mi è molto affezionata e già si inquieta di vedermi ogni giorno deperire, ogni giorno cadere in deliquio. E come soffrirà essa quando mi vedrà morire! Per lei io provo uno dei pochi rimorsi, che mi tormentino nella morte: io poteva esserle utile ancora, ed invece l’abbandono!

Ma tu, Paola, rileverai il compito mio. Non la lasciare, te ne supplico; non fare che, nello smarrimento della solitudine, o nel bisogno di un nuovo affetto, che la compensi del mio mancatole, ella corra il rischio di ricadere nella abiezione. Ora, che io l’ho un po’ illuminata, più grande si farebbe la sua disperazione nel ritrovarsi nel fango, ma