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devotamente in un pensiero, che mi dava tutte le torture e tutte le delizie.
Io mi figurava nel mondo: in una società, in un ballo. Che cosa bella! che luce! che brio! ... Io aveva un abito che mi stava d’incanto; era molto graziosa — spingeva anzi l’audacia sino a dire che era molto bella — e mi pareva che tutti gli occhi si posassero su me. Un grande imbarazzo mi pungeva allora. Che cosa avrei fatto, mio Dio!.. Che cosa avrei detto? Come avrei potuto muovermi e parlare e ballare disinvolta? ...
Ma, sormontato alfine il capo burrascoso con molti incitamenti al coraggio, io precipitava di un colpo nella terribile commozione. Sì ... qualcuno aveva detto di amarmi; sì ... io aveva udito uscire dalle labbra di un uomo quella spaventevole e paradisiaca parola di amore ... io aveva veduto uno sguardo acceso ... un sorriso tentatore di uomo ... mi era sentita stringere fra le braccia avviluppanti di un uomo! .... E allora — la figurazione era tanto intensa, che io tremava nel mio letto di delizia e di terrore — mi