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E, veramente, io ti parlava come se anche tu avessi sedici anni e già ti sentissi il seno a disagio, entro il rigido e meschino corpetto della uniforme.
Ah, o Paola, quei miei sedici anni! ... Io, vedi, li circondava di tale un’aureola di gloria, io aveva, per quei miei sedici anni, tale una venerazione, che quasi mi sarei prostrata dinanzi a me stessa, per adorare la mia femminilità, ormai assodata, ed incontestabile, e sbocciante come un fiore impaziente di sole! ...
La mia infanzia non era stata lieta, oh no! Tu sai che mia madre era morta e che mio padre era passato a seconde nozze, poco tempo dopo avermi messa nel convento. Nei primi dieci anni di vita, io aveva veduto troppe volte le lacrime della mia povera madre, e troppo aveva sofferto di dovermi convincere che, per esse, ella era morta, perchè poi, divenuta giovinetta e però meglio riflessiva, io non ne serbassi in me una incancellabile impressione di dolore, quasi una diffidenza anticipata verso la vita.