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sentimentale — mi ha arrestata sempre, pur quando le buone manifestazioni della nostra amicizia mi avrebbero incitata ad aprire la bocca.

Non ho, dunque, parlato mai — rassegnandomi, nelle gravissime difficoltà, in cui mi trovai inceppata, a ricorrere al mio raziocinio o ad affidarmi al caso — né questo, ohimè! mi servì sempre peggio di quanto non mi abbia servito la mia più accurata dialettica.

E nella gioia — nelle poche gioie, ch’io aveva conquistato con tante lacrime — io neppure ho parlato... e ho sofferto di doverla soffocare entro me, di non poterla gridare alto su i tetti, per i cieli, e chiamare tutto l’universo a testimonio del mio trionfo! È così grande, Paola, la voluttà di dirsi felici!... Ci si sente così vibranti, così elevati, così forti — quando si crede di possedere quella infidissima felicità — che su tutto e su tutti si vorrebbero espandere le proprie vibrazioni... ed erigersi e dominare e mostrare, nel riso largo e stridente, come quello d’un satiro, tutta la forza che dilaga entro i muscoli. Coloro, che hanno la felicità si-