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Più tardi la voce di Viviana mi riscosse. Diceva:
— Ho fatto un sogno strano.... Mi pareva che tante creature... tante donne piangessero.... Volevano dei fiori.... non potevano averne.... E un’altra cosa ho pensato... Non consegnare quelle lettere — Tanto!... A che prò?....
Si strinse nelle magre spalle, e piego le labbra in un ghigno amaro.
— Chi muore giace.... Perchè turbare la pace di chi vive?... Tienile tu... quelle lettere... Bruciale... Fanne ciò che vuoi....
Singhiozzò un riso stridulo, che mi gelò di rinnovato sgomento.
— Pubblicale, se vuoi... Tu puoi farlo... Sei scrittrice....
Protestai, quasi violenta, in una ripugnanza di tutto il mio essere. No, no... non mai una simile follia!
— E perchè no? — rise ancora la bocca livida. — Qualcuno potrà trarne profitto.... Sì, pubblicale.... nulla dev’essere inutile, quaggiù.... nemmeno i dolori e gli errori di una vita.... nemmeno il sacrificio di una morte....