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fascio disciolto di fiori: profumi e fiori, che acuivano la tragedia del quadro e dell’ora solenne.

Ah! Viviana moriva, moriva, moriva!... nessun presentimento, il più angoscioso, era stato ingannevole: Viviana moriva. Ella, anzi, era forse già morta.

Mossi, tremando, alcuni passi. Ella aprì gli occhi, quei già belli e luminosi occhi che l’ombra della morte invadeva ormai, e mormorò:

— Bene.

Io mi gettai su lei, ed una domanda, una sola, mi usci dalle labbra e dall’anima:

— Ma come?!.. Ma come?!..

Parve che la mia interrogazione le ridasse forza, se non vita. Ed ancora un guizzo dell’antica Viviana sembrò rivivere, nella morente forma. Un tenue riso di scherno animò il pallore cavo delle gote, ed ella ebbe ancora un singhiozzo d’ironia, nell’arsura delle fauci.

— Così. Perchè io l’aveva detto.

Gelai di raccapriccio... E d’un tratto, ricordai gli