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che suonavano a grandi rintocchi l'ora della su- prema consacrazione!... Ci levammo dalle sedie, quasi barcollanti, e così salimmo — ricordi ? — la scala dipinta di vasi dai fiori mitologici... e nell'ascendere le nostre ginocchia si piegavano, come sotto un peso troppo grave di felicità...

E là fu... E là io piansi le lacrime della tre- menda gioia e del tremendo dolore... Là io piansi le lacrime, che in questa ora ultima si addensano nelle mie ciglia e mi tolgono la vista per pro- seguire... Oh mio!... Oh tutto mio!...

Ed ecco, Fabrizio, anima mia, amore mio unico e grande, perchè io muoio. Tutta la ragione, im- placabile come una condanna, è in una parola sola, breve ed orrenda. Essa rugge tutte le fe- rocie e rimbomba di tutti i fragori, ed ulula tutti i rimpianti: — Tardi!

Tardi, tardi, tardi !... Troppo tardi io ti ho trovato, troppo tardi io ti ho amato, troppo tardi tu sei venuto nella mia vita, a renderla completa ed armonica come un'opera divina !... Io mi sono illusa, sì... un momento mi sono illusa che per