Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
― 314 ― |
che suonavano a grandi rintocchi l’ora della suprema consacrazione!... Ci levammo dalle sedie, quasi barcollanti, e così salimmo — ricordi? — la scala dipinta di vasi dai fiori mitologici... e nell’ascendere le nostre ginocchia si piegavano, come sotto un peso troppo grave di felicità...
E là fu... E là io piansi le lacrime della tremenda gioia e del tremendo dolore... Là io piansi le lacrime, che in questa ora ultima si addensano nelle mie ciglia e mi tolgono la vista per pro- seguire... Oh mio!... Oh tutto mio!...
Ed ecco, Fabrizio, anima mia, amore mio unico e grande, perchè io muoio. Tutta la ragione, implacabile come una condanna, è in una parola sola, breve ed orrenda. Essa rugge tutte le ferocie e rimbomba di tutti i fragori, ed ulula tutti i rimpianti: — Tardi!
Tardi, tardi, tardi!... Troppo tardi io ti ho trovato, troppo tardi io ti ho amato, troppo tardi tu sei venuto nella mia vita, a renderla completa ed armonica come un’opera divina!... Io mi sono illusa, sì... un momento mi sono illusa che per