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cose, tutto un delicato poema di sentimento e così squisito, così finemente eletto, che lo spirito nostro ne fu dilatato di gioia.
Uniti così giungemmo presso la fontana. Ricordate, Tristano, il chiocciolio monotono dell’acqua, nell’ampio silenzio della notte vicina? ... Cadeva il sottil filo, spruzzando, entro la capace coppa di porfido, e noi restammo un pezzo senza parole, ad udirne il lamentìo cristallino. Che cosa diceva quella voce di acqua, perennemente lamentosa? ... Che la vita passa, l’amore passa, la giovinezza passa, che, più rapide di ogni altra cosa, passano le follie della passione? ... Forse questo diceva il querulo getto, ricadendo entro l’uniformità dello specchio liquido. Noi ascoltammo a lungo inerti, incapaci pur di tristezza, nell’intorpidimento di tutti i nostri sensi. Poi ci allontanammo ancora, per riprender la via verso il giardino oscuro ... Ma il cancello era chiuso — il largo cancello, che vieta l’ingresso del Pincio alla notte. Oh, Tristano!... come restammo colpiti nell’anima da quel cancello chiuso! ... Noi