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Ma, oh cielo, come eravate bello!... Subito, dalla soglia, voi mi pareste ancora più bello, di quanto non vi avessi ammirato nella galleria fiorentina. — Qualcosa di nuovo investiva tutta la vostra persona: l’orgoglio di una vittoria, che avevate disperato conseguir mai. Ed io rabbrividii di commozione, sentendo che, entro le mie viscere, una forza improvvisa si alzava sopra la pietà della mia anima e la dominava. Vi amava io, dunque, di amore?... Era, dunque, l’amore quello che mi teneva sbigottita, e pallida, ed inerte, sulla soglia della vostra camera?...

Amore era. Ma morboso anch’esso, al pari del vostro. Non era la virtù somma di natura, quella virtù per cui tutto nasce e si rinnuova perennemente in una feconda opera vivificatrice, sotto la limpida e schietta luce del sole. Era l’amore, complicato e tortuoso, che si piace dell’ombra, forse perchè, per essa, ancor meglio sfavilli il fuoco di ardori sterili e mortali. In verità io vi amava perchè eravate bello e perchè eravate così giovane ch’io, quasi, peccaminosamente, avrei potuto credervi figlio...