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troppo bello e troppo ignaro e troppo morbosamente complesso? ... Della bellezza, della inesperienza, degli avvolgimenti di senso e di sentimento, malsani. Che cosa poteva dar io a voi, io donna, ed esperiente, e troppo schiettamente appassionata?... Una grande pietà, o dei grandi insegnamenti, o delle irrimediabili delusioni. Nulla fra noi, era comune. Fra le nostre due vite erano tutti gli abissi: dell’età, del temperamento, della psiche. Più matura di voi alla vita, ed alle sue insidie, io vidi ciò subito — e dalle vostre lettere, prima, e dai vostri baci, dopo. Tuttavia mi arresi un giorno alle vostre preghiere, quasi minacciose e pur singhiozzanti, di che voi empivate le vostre lettere.

In qual modo poteste venire a Roma, quando, finalmente, vi dissi la tanto attesa sillaba di consenso?... Io non ve lo domandai — e come l’avrei osato? — na dentro me, la mia tenerezza si acuì