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Entrai nella carrozza — e voi restaste, sottile e diritto, nel vano del portone, il capo biondo e la grande fronte scoperta, — bello e bimbo, con la faccia d’oro e la bocca di sangue....
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Di ritorno a Roma, la vita mi riafferrò. Una grave crisi finanziaria, già da tempo minacciante la famiglia, assorbì tutte le mie energie e mi costrinse all’azione assidua. Nel caos, pieno di torbide preoccupazioni, la vostra figura, Tristano, si attenuò molto: io non pensai più a voi, e se alcuna volta un fantasma, che vi somigliava, passò sullo specchio del mio pensiero, fu forse più per l’effetto di un giuoco di luci, a cui il mio volere era estraneo, che non un cosciente lavorìo evocatore.
Due mesi erano passati, dalla fosca mattinata fiorentina, e su Roma fulgeva lo splendore dell’imminente primavera. Per un affare di locazione di appartamento me ne andai alla posta,