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piccola apertura del guanto. Io la ritrassi molto seria, sdegnata anzi, e vi volsi le spalle per uscire. Ma voi seguiste, mugolando una preghiera, come un bimbo in pena:

— Il nome, signora... Il nome...

Risi un po’. Il nome!... A che vi serviva il nome, se centinaia di chilometri ci separavano?... Crollai il capo, e:

— Bébé! — dissi ridendo.

Mi saettaste un’occhiata di fuoco, ed entro me qualcosa tremò. Ritto, forte, uomo, audace, solenne, imperioso comandaste.

— Il nome, dunque, a questo bébé!...

Ve lo dissi, e voi me ne ringraziaste con una sola parola tremula:

— Grazie, signora ..

Già eravamo al fondo delle scale. Traversammo l’atrio. La carrozza di piazza aspettava, grondante sotto la pioggia. Sulla soglia vi tesi ancora la mano e, nella stretta, vi augurai, con tutto il cuore ritornato calmo:

— Buona fortuna!...

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