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menti — che ci fa atte ad intuizioni e comprensioni immediate ed esatte quando si tratti di «cose nostre».
Tanto più che tutte queste eroine, fantastiche e reali, meglio che delinquenti, furono peccatrici, — e la donna, se non sa innalzarsi quasi mai sino a comprendere un delitto sa sempre abbassarsi sino a comprendere il peccato. La donna vive del peccato, anche se non pecca, poiché tutta la sua vita fu imperniata sopra il peccato.
Ella era ancora bimbetta, e già quel gran babau, pauroso e stuzzicante come tutti gli spauracchi, le veniva additato. Ella ignorava ancora il perchè delle sue sottanine, in confronto alle brachette del fratello, e già le veniva — così molta misteriosità di ragioni, ma con molta perentorietà di asseveranza — insegnato che il gran babau stava precisamente annidato nelle sue sottanine… E così, d’anno in anno, di giorno in giorno — fanciulletta, giovinetta, signorina, — sempre l’orrore ed il fascino del peccato le fu agitato dinanzi, ed ella ne fu turbata e preoccupata e compresa e commossa e tentata… insino a