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sul cammino ch’io percorreva, dimentica ed esaltata — e quanta disperazione in quell’oblio, e quanta collera in quell’esaltazione! — quel grande sentimento cadde, repente, un giorno, come cadono gli edifizi d’occasione, sbocciati dalla fantasia ed intonacati di stucco, sulle armature di legno. Un mirabile edifizio esso fu, dall’architettura stravagante, incrostato di musaici, abbellito di volute che, dal suolo si avviticchiavano sino ai tetti dorati, quasi squame di un pesce favoloso. Un edificio da esposizione, un edificio da fiera — pomposo ed effimero, già votato al piccone sin dalla festa inaugurale. Così cadde il grande sentimento complesso, che un giorno mi incatenò a voi, Tristano.
Malgrado ciò — malgrado la fugacità della vampa, che un dì s’accese nella fucina inestinguibile dell’essere mio — e voi ne eravate stato l’esca consapevole e tenace — essa è turbinata in troppo strane spire ed ha empito la sua ora di troppo strane luci, perchè io non la ricordi in questo avvolgere d’ombre, come uno dei più maravigliosi