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Figlie tutte di una medesima sorte — regine e plebee, nobili e borghesi, scrittrici ed ignoranti — ogni donna sa d’ogni donna. La strettezza medesima di orizzonte che ci fu imposta dal nascere, l’identicità della missione che ci fu attribuita, la comunanza della educazione morale che ci fu impartita, degli ideali che ci furono instillati, dei pregiudizi che ci furono imposti, ci fanno capaci di una comprensione vicendevole quale gli uomini non possono, l’uno per l’altro, avere.

La donna fu plasmata per esser femmina — in ogni caso — e nulla più. L’uomo fu plasmato per tutto, per fare il re o per fare il ciccaiolo, fuorchè per essere maschio. La nostra è sempre stata una missione unicamente naturale; quella dell’uomo è sempre stata una missione unicamente sociale. La sessualità maschile è stata mantenuta ad incidente; la femminile è stata elevata ad istituzione.

Così, da donne a donne, per tutti i gradini della scala corre una fraternità psichica, se non intellettuale, — una fraternità di istinti, se non di gusti, — una fraternità di sensazioni, se non di senti-