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stato noioso, né esigente, né preoccupato, né avete mai preteso di intromettervi nella mia vita quando, varcata la soglia delle vostre stanze, essa non vi apparteneva più. Questo, so bene, entrava nel vostro programma di amabile viveur che detesta le complicazioni di ogni specie, e faceva parte delle predilezioni del vostro, così geniale ma pur cosi innegabile, egoismo. Checché ne sia, il ricordo di voi é stato sempre inciso in caratteri incancellabili in me: io non vi ho amato più, ma vi ho sempre ricordato con piacere, come si ricorda una giornata di sole e di gioia, brillata nella tristezza e nel nerore di lunghi mesi piovosi.

Ed ora, che sto per morire — stanca, nell’anima e nelle membra, per una ricerca troppo accanita di ciò ch’io pure in voi cercai e che voi non sapeste darmi — io ancora mi ripresento alla vostra memoria, prima di sparire per sempre. Voi, Riccardo, che mi avete amata più di quanto non ve ne supponeste capace, e che avete dovuto comprendere quanto vaste ed inestinguibili fossero le mie facoltà di vita e d’amore — non potrete