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io penetrava nel salotto dell’amica Matilde, voi sorgeste dinanzi a me, come la più meravigliosa realtà, dopo il meravigliosissimo sogno. Un gelo mi investì — nell’onda del sangue che affluiva al cuore e ne arrestava quasi ogni palpito.

Pallida e muta, restai dritta a guardarvi, senza esitazione, senza vergogna, senza neppure creanza. Dritta a guardarvi, curiosa, stupita e tremante, restai abbastanza per richiamare sotto i vostri baffi rialzati un sottil riso di scherno. In verità, non mai, nella vostra già piena vita di uomo e di conquistatore, dovevate aver assistito ad uno spettacolo, più divertente e più commovente insieme: la ingenua e passionata ammirazione di una bimba un po’ selvaggia, a traverso la forma di una donna fiorente di trent’anni. Egli è che, neppur mai, a voi si era presentato un viluppo più inestricabile di incognite di quello, che io mi era allora: e voi lo doveste intuire subito — non comprendere a fondo, forse — se non vi spiacque, anzi vi allettò, la prospettiva di metter entro quel viluppo le mani, e frugarvi, e trarne fuori quell’e-