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ciecamente sommessa alla fatalità del vostro imperio.
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Ripensando a quel passato, non so invero spiegarmi troppo la bizzarra perseveranza, quasi l’ostinazione di Matilde nel tentativo di avvicinarci. Che cosa pensava ella? anzi, che cosa vedeva? ...
Voi eravate assente da Roma, nel vostro Abruzzo lontano. La Camera era chiusa: ma già, come io sapeva di voi, voi sapevate di me — meno, oh molto meno, ma sempre più di quanto non fosse logicamente supponibile. Ed è certo — non me lo confessaste, poi? — che l’ignoto di questa donna, di cui vostra cugina vi vantava con tanto fraterno disinteresse, lo spirito ardente e strano, la figura simpatica, e fors’anco la inclinazione misteriosa verso voi, dovè, più di una volta, stuzzicare la vostra curiosità e guidare il vostro desiderio di ricercatore del nuovo.
La Camera si riaprì, alfine, ed un giorno, in cui tremante nella sensazione che voi eravate là,