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Come, non appena giunta a Roma, dopo il mio matrimonio — io conoscessi vostra cugina, non so neppur più. Fu, certo, uno di quegli incontri casuali di mondo, che ogni giorno accadono, e da cui poi, in vario modo, la nostra vita dipende. — E come voi, conte e deputato, abbiate una cugina così modestamente borghese — non so neppure. Ciò che ha importanza, nella vita, non è il fatto — è l’accozzo dei fatti: isolatamente essi non significano nulla più di un fenomeno trascurabile.

II certo è ch’io conobbi Matilde, la vostra cugina, in Roma, e che, subito, una inesplicabile simpatia ci unì. Io ero nuova alla città, quasi alla vita. Per lunghi anni un piccolo paesucolo era stato il limite massimo della mia esistenza — ma, per quanto tal sorte dovesse riuscire funesta e alla mia intelligenza ed al mio gusto, ed a quel certo istinto di aristocratica raffi-