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Tacqui, dunque — e non volli, né seppi far altro se non tormentarvi col mistero di un contegno che, ai vostri occhi, doveva essere abbastanza rivelatore. Troppo mi sentiva irritata e sconvolta. Non vedeva l’ora di essere sola e di sprofondarmi nel mio cantuccio fedele — sapete, la poltrona dietro il paravento, accanto alla finestra donde si vede il parco della villa patrizia... — per riandare il singolare episodio, e riviverlo ancora un po’ col cervello e co’ nervi sovreccitati.
A dir vero il fatto mi sembra abbastanza insignificante, adesso. Ed anche allora esso mancava, per lo meno, di novità. Quante volte non mi era accaduta la medesima cosa: un uomo, subitamente preso, che non sa tacere, che non sa fingere, che domanda subito e subito implora.... qualcosa, anche piccola, ma che sia di me!... Conoscete L... il celebre scultore?... Mi convenne troncar l’amicizia. E il piccolo B...? Poco mancò che non dovessi ricorrere ai miei più materni scappellotti. E l’amico P... sapete, quel brillante P...?