porgevate l’aiuto del vostro conforto, della vostra scienza, del vostro affetto.
Ma quel giorno non volli dirvi nulla del mio bizzarro eccitamento. Perchè? ... Io credo, veramente, che — più grande del timore di ferirvi ancora — mi trattenesse il timore di ferire me stessa con il confronto che, subito, mi si sarebbe presentato alla mente, fra voi e la persona che era causa della mia commozione. Voi certo, caro Massimo, avete sempre occupato nel mio cuore un posto elettissimo — che l’altro era ben lungi dall’occupare ed anche dalla possibilità di occupar mai. Ma è indubitato che io, in quel momento, soggiaceva ad un fenomeno così singolare, così, quasi, all’infuori della logica, ch’io — ve lo confesso, ora — sarei stata capace di provare un senso di ripugnanza al pensiero che voi mi amavate, e che io sopportava il vostro amore — mentre alcuni minuti prima io aveva avvito a portata di mano, ed aveva sdegnato qualcuno e qualcosa che, nel mio strano vaneggiamento, mi parevano incomparabilmente superiori a voi ed al vostro amore.