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— Non star bene! ... Ma se vi dico che sto benone! ...
— Non mi sembra ... — insisteste — Siete nervosissima ... se vedeste i vostri occhi !... Schizzano fiamme ....
Scrollai le spalle, scrollai la testa, mi agitai tutta, protestando che vi prendevate giuoco di me.
— I miei occhi! ... — esclamai, ridendo — Ma se son la più placida, la più innocua cosa che esista! ....
E vi parlai volubilmente della stagione, di ciò che dovevo fare, di ciò che avreste fatto voi ... Poi, d’un tratto, vi posai quella domanda... — ed avutane la risposta, ispirata a tanta graziosa cavalleria di ammiratore — vi lasciai in asso ad una qualunque cantonata.
Per solito, quando la fortuna mi concedeva di avervi a Roma in tempo di crisi, io vi confessava i miei guai, vi rivelava le miserie della mia anima ed i malanni della mia salute — medico ed amico. E voi — tenero e paziente sempre ai colpi, ch’io inferiva, così, al vostro cuore — mi