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— se la frigidità innata, se l’acquisita onestà, se lo scetticismo, se la mancanza di spirito, se un certo grado di ferocia — se la più grande e propria e genuina stupidità.

Vi incontrai per la via — ricordate?... Da alcuni giorni eravate a Roma — fedele quirita, malgrado l’obbligo della lontananza. Fu in piazza Venezia, mi pare ... Io era agitata, torva, nervosa ... ogni mia parola era una saetta, ed ogni mio gesto uno scatto. Vi salutai, vi strinsi la mano — tanto tanto contenta di avervi incontrato — ma indiscutibilmente lontana le cento miglia da voi. Vi domandai varie cose, sbadatamente e febbrilmente ... Vi risposi che sì ... che sì, che stavo bene — e che ero di ottimo umore.

Voi mi guardaste sorpreso, quasi un po’ inquieto, e dietro le lenti la vostra fronte si corrugò.

— Che avete, amica? ... — diceste. — Voi non istate bene ...

Risi fra i denti, e sembrò l’arrotare di una lama.