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Con quali parole mi rispondeste, voi, quand’io vi domandai, quel giorno, a bruciapelo, che cosa di me vi fosse piaciuto tanto, da rimanere conquiso? Con queste, press’a poco — che erano di medico e di ammiratore:
„ Voi siete squisitamente malata e però possedete il fascino della morbosità, cosi possente su noi, figli dell'oggi. Siete squisitamente camaleontica — e però, in tutta la vostra mutabilità, voi presentate così diverse faccie e così diversi atteggiamenti, che l’uomo, che ha la ventura di entrare nel cerchio magico della vostra influenza, non può non sentirsene turbato... Voi vi insinuate nel pensiero e nei sensi: voi sapete far vostro l'uomo ed il maschio ... Il vostro motto potrebb’essere quello dei signori di Crèquy: “Qui s'y frotte, s'y pique ...”
Ah!... povero Massimo... se voi aveste potuto immaginare ciò che mi agitava, quel giorno, mentre rispondevate così alla mia strana domanda!... Io usciva appena da una di quelle prove, dinanzi alle quali ancora non so che cosa salvi una donna