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Voi, caro Massimo, che, malgrado tutto, mi avete amata tanto — scienziato e poeta — sapete, per prova, quanto singolare attrattiva da me si partisse, come un fluido, ad avvincere coloro che mi circondavano. Questo, che è uno dei più atroci doni e dei più splendidi, di cui natura possa gratificare una donna, non è stato senza gravare sull’indirizzo e sulle conseguenze della mia vita.
Che cosa io m’abbia avuto, in coscienza non so. La mia bellezza non è stata, poi, eccessiva — né grande è stata l’arte del richiamo, in cui il nostro sesso è così eccellente. Fra le donne, io sono stata delle meno civette — forse perchè non ho mai avuto bisogno di ricorrere a tale risorsa abbastanza disperata. Mi son sempre contentata di essere io — vale a dire di mostrarmi in tutta la sincerità, con i miei pregi ed i miei difetti: capricciosa di rado, bizzarra a volte, romantica poco, nervosa spesso, viva e spontanea e trascinante sempre.