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AL DOTTOR MASSIMO...


Mio buono e caro amico.

Lasciate che ancora una volta io vi chiami così — anzi vi chiami, come voi tanto avete desiderato, ed io v’ho concesso: mio buon Massimo. Voi non le udirete più, queste parole dolci: il nome vostro non vi verrà più dalle mie labbra, sulle quali — un giorno — mi diceste di vederlo palpitare, come una farfalla, sopra la corolla di un fiore....

Ah’... voi siete un poeta... un poeta, che è medico — per uno di quegli strani casi, che si danno nella vita. E per ciò stesso, forse, io vi ho voluto tanto bene — bene di amica, è vero, quasi di sorella; ma vivissimo bene. Voi

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