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ho più nulla. Io sono povera: mio marito ha divorato anche la mia piccola dote: egli stesso ha perduto gran parte della sua sostanza: noi viviamo appena decorosamente, nascondendo con sforzi di abilità la nostra rovina. Come potrei, in queste condizioni, fare del bene ... Per questo, caro don Flaminio — ed è atroce, ma logico, ma indeclinabile — occorrono dei denari. La buona volontà non basta, lo zelo neppure, il più puro amor del prossimo menò che mai! Denari sonanti, in borsellini gonfi, occorrono per pagarsi anche questo, che è — e non dovrebbe essere — il più grande lusso, che possa passarsi il ricco.

Il conforto morale, le buone parole contano poco al giorno d’oggi. Una filantropia, sulla base di verbali consolazioni, sembra un cattivo scherzo all’operaio disoccupato, alla vedova carica di figli. La carità, ora, si fa parlando poco e spendendo assai, perchè la gente è sazia di ciarle, morali o politiche, vengano esse da un prete o da un demagogo. Danari essa vuole — e non ha torto — poiché quando si ha fame, né la rassegnazione in Di,