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trovarle, in verità, meno sciatte ... prodigio del sole, che, penetrando per la finestra sovrastante la porta, lambiva di tutti i suoi raggi l’altare ed empiva di un dolce color di rosa la navata. L’aveva messa io quella tendina rossa alla finestra, ricordate don Flaminio?

Ed allora, in quel silenzio, in quella immobilità, in quella luce rosea, che i candelieri d’ottone avvivavano di punti di oro, le mie membra si sentivano pervadere da un languore dolcissimo, mentre il pensiero ondeggiava in una fantasticheria soave e tormentosa. E, a volte, lenta dal cuore, ma acuta, un’ansia mi saliva alla gola e richiamava lacrime ne’ miei occhi: lacrime non di dolore, ma di tenerezza, lacrime di nostalgia ... di nostalgia d’amore, di nostalgia di baci, di nostalgia di felicità .... E così ardente, a poco a poco, l’ansia cresceva, che io doveva fuggirmene da quella rosea e silenziosa chiesetta mutata per me in un tempio di sovrumano amore ... Voi mi vedevate giungere, allora, con gli occhi lucenti nell’orbita infossata, e mi domandavate benigno: