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gioia pe’ prati; avete dovuto comprenderlo, quando mi vedevate pallida, e smarrita, con le labbra semiaperte, bere il profumo, che pioveva dal tiglio del sacrato, o quando, seduta al sole, tutta investita dalla carezza del sole, io levava il viso verso la sua spera, offrendo al bacio di quel meraviglioso Dio la mia carne palpitante ...

Avete dovuto comprenderlo alfine da tutti i miei moti, da tutti i miei sorrisi, da tutte le mie parole. E però, invano voi mi parlavate di sacrificio, di virtù, di astinenza, e mi narravate di castighi e di pene, e mi additavate la Chiesa come il più confortatore rifugio: le vostre parole, che voi volevate scagliare alate al cielo della mia anima, ricadevano dopo breve tragitto, più gravi di macigni. Nulla, di quanto mi dicevate, io comprendeva, nulla toccava cellula vitale di intelligenza, o fibra di cuore: fra me e le vostre parole, era la tenue e pure incommensurabile, barriera di un istinto e però il loro suono non giungeva quasi al mio udito.

La vostra chiesetta, per la quale, pure, tanti punti