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Certo, nel vostro buon animo di pastore, grande dovè essere l’allegrezza nel constatare il mio raccoglimento e la divota attenzione, ch’io poneva nella lettura del sacro volume. E, certo, nel salmodiare ancora gli inni del ringraziamento, per il rito cristiano, voi innalzaste un nuovo silenzioso ringraziamento a Dio per l’avvenuto miracolo.
Al fine, tornati alla parrocchia e deposti i paramenti, voi veniste a raggiungermi sotto il tiglio, che guarniva il sacrato e dava ombra ad una panchetta di pietra. Anche l’ampia ombrella del tiglio era in fiore e giù, per le pendule rame, sul nostro capo pioveva l’effluvio dolcissimo. Io taceva, col mio libro sulle ginocchia, forse un po’ pallida, forse un po’ ebra L’ora era grave e soave, e voi pure la sentiste così, perchè non parlaste subito. Poi domandaste:
— Che cosa leggete, Viviana?
Sorrisi.
— L’Imitazione di Cristo.
— Santissimo libro! — esclamaste con calore — Tommaso da Kempis vi ha distillato