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dei villani rispondevano, ciangottando, ai salmi latini e la piccola processione sfilava nel viottolo, come una visione ....
Sola io incedeva alla coda, leggendo il mio libro di preghiere, ed alternando la lettura con profonde aspirazioni voluttuose, che facevano entrare nelle mie fibre tutte le essenze portentose di quei profumi e le conducevano, in guizzi scudiscianti, entro i miei nervi ... Il sole presso al tramonto, fasciava d’oro lo smeraldo de’ prati, ed ognun d’essi pareva l’enorme gemma caduta dal monile di una qualche dea, seduta sopra i naviganti cirri del cielo.
Io leggeva, e guardava, e aspirava — con eguale delizia.
Come la pia e triste cerimonia ebbe compimento — io lasciai, ricordo, alla famiglinola angustiata le ultime cinque lire, che mi restassero di un già paterno dono pasquale, e voi lo vedeste, e me ne rimproveraste, poi, dolcemente — ce ne tornammo per la via già fatta, né io smisi mai la pia ed assorbente lettura.