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Ma un giorno — e voi non dovete averlo dimenticato, don Flaminio — mi credeste davvero convertita. Solenni i rintocchi, che annunziavano il Viatico si erano fatti udire, ed io, pensando che una qualche povera creatura combatteva in quell’ora r ultima battaglia, resa più atroce ancora dalla visione della miseria superstite, mi avviai alla parrocchia, sollecitamente. Teneva in mano un grosso libro di preghiere. Voi, uscendo dalla porta della chiesa, tutto chiuso nel sacro velo, sotto il simbolico ombrello, mi vedeste appena, unirmi a quei pochi contadini che il lavoro non tratteneva ne’ campi.
Salmodiando la piccola processione passò per un viottolo, incassato fra due marcite. Si approssimava il tramonto della purissima giornata di maggio. Dense da un lato del viottolo si allineavano le robinie, cariche degli aulentissimi grappoli bianchi; giù, dalla proda, a mille le mammole si confondevano ai miosotidi. Le voci rauche