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Ed io vi ripeto le mille grazie, don Flaminio, per l’indulgenza del sacerdote, per l’affetto del padre, per quel rispetto — sia pur anche un po’ involontario — che voi avete avuto per me, e che ora mi concederà di farmi da voi ascoltare e di ottenere l’estrema vostra pietà.
Sì; anche un po’ di involontario rispetto, io vi ho ispirato. Pur voi avete subito quello strano ascendente, ch’io ho esercitato sempre su quanti mi hanno conosciuta, e che in voi, anima pura ed esperta per gli anni, non poteva fruttar cosa diversa, né migliore, della vostra generosa considerazione. Quante volte me l’avete mostrato allora — e quante volte me l’avete un po’ detto! — che quei miei occhi dorati e diritti, quel mio sorriso un po’ altero, quella mia voce spesso mordente, vi imponevano! Quante volte ad una mia asserzione brusca, o ad una mia obiezione sottile voi siete rimasto senza parola, quasi sbalordito! E allora — io me ne accorgeva, veh!
— voi mi guardavate con la coda dell’occhio, quel buon occhio calmo e grigio come un lago