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e mi avresti dato la dolcezza di sapere che a te solo - mio marito - io doveva la gioia di quel bacio. Fatalmente ciò non è stato. Io non ho avuto da te nulla, se non la ripugnanza atroce di dover appartenere al tuo piacere per dieci anni — e l’obbligo di portare con me, quale un fardello di schiavo, una menzogna assidua ed oculata e paziente, come una virtù.

E non ti ho amato, no — anzi ti ho odiato, per tutto ciò che non mi hai dato e per tutto ciò che mi hai tolto — e che è la più grande, la più divina meta, per una donna: la possibilità di vivere ancora e a lungo, e di divenire, serenamente, una vecchia mamma serena.

Ora muoio, perchè sono malata tanto e nulla — e nessuno — mi può salvare, oramai. Ma tutto questo ho voluto dirti, perchè mi sarebbe ripugnante, ancor più di tutto il resto, di estorcere al tuo rammarico di vedovo, una lacrima superflua.

E addio.

Viviana,