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— Viviana!... — chiamasti ancora, d’un tratto, con la stessa singolare espressione di voce.

Mi agitai impaziente.

— Ma, insomma, che cosa hai questa sera?... Ti ha fatto male il pranzo?...

Volli scherzare.... ma tu venisti ad appoggiarti dietro la spalliera della poltrona, col viso così vicino al mio, ch’io non potei sottrarlo al con- tatto. E mormorasti, con un grande fremito nella voce:

— Senti, Viviana.... Tu sai se mi piaci... Non te l’ho mai nascosto.... e te l’ho anche provato.... in tutti i modi.... Da che t’ho sposata, anzi, mi piaci sempre di più.... Allora ero un po’ stanco... sì, un po’ esaurito.... ma, ora, sto bene.... e tu lo sai.... anche meglio di me.... Vicino a te ho ritrovato più di quanto speravo... tu sei, indiscutibilmente, la perfezione della femminilità.... ed io posso valutarlo, non è vero?... codesto tuo splendore di forma....

Un po’ impaziente.... un po’ interessata ti ascoltava. Voleva vedere dove saresti andato a finire