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— Lo so.... lo so.... lasciami andare....
Tacesti un po’, ed io credetti di potermi liberare. Tesi i muscoli .... Ma tu mi tenevi attenagliata fra le tue ginocchia.
— Lo sai, Viviana, che molti uomini darebbero chi sa che cosa per possederti?...
Ti guardai di sbieco, trovando straordinariamente comico questo tuo annunzio, che voleva parer rivelatore. Risi di cuore.
— Ah!... Ah!... Che strana idea!...
— Strana?... Niente affatto.... È la verità... E poi, via, non lo sai anche tu il tuo valore?...
Mi rifeci seria; mi sdegnai, anzi.
— Senza dubbio.... E non sei stato certo tu a tenermene all’oscuro. Ma ora lasciami andare....
Allentasti la stretta ed io mi drizzai, rigida. Ritornai alla mia poltrona. La domèstica portava il caffè; tu accendesti il sigaro. Sperai dissipata la burrasca, e mi ributtai pigramente indietro, a dondolarmi ed a farmi vento. Ma l’illusione durò poco.