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Un giorno, d’un tratto, la prosperità dei tuoi affari declinò. Un cattivo vento devastatore sembrò passare sulle tue imprese e tu, con molta fatica e chi sa quante colpevoli transazioni — io lo posso pensare — riuscisti appena a salvare quel tanto, necessario ad un ben più modesto andamento di casa. I tuoi beni furono venduti, il ricco appartamento, che occupavamo, fu abbandonato per un altro assai meno costoso.
Questa improvvisa, e quasi totale, rovina mi addolorò molto. Usa ormai al benessere ed alla eleganza dell’ambiente e delle vesti, che rispondevano a pieno ai miei gusti raffinati — io soffrii di dover ridurre, tutto quanto di bello e di comodo mi circondava, alle proporzioni di una mediocrità borghese, quasi appena decente. Ma non mai — né allora, né poi — dalla mia bocca uscì una parola che sapesse di lamento, o di rimprovero. Sincera questa volta, io ricordai l’umiltà della mia vita antecedente, presso la vecchia zia — e ripresi le cure ed i lavori della casa, con tranquilla rassegnazione. Fu in grazia di ciò —