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Ah!... quei giorni, quelle notti!... Essi contano tripli, quadrupli sul bilancio della mia vita: da essi acquistai tutte, tutte le sapienze — tu non ne trascurasti uno solo, di insegnamento!... — e da essi ebbi tutte le ribellioni più disperate della mia anima, tutte le ripugnanze più acute dei miei sensi — tutte le disfatte, le più complete disfatte, delle mie illusioni di fanciulla e delle mie speranze di donna!...
E pure tacqui. La solita, e solitamente vana, domanda mi si presentava dinanzi. Che cosa fare?.. Che cosa poteva io fare, fanciulla non più, moglie a mala pena, quasi dubbiosamente?... Delle recriminazioni?... E come renderle legali, se tu — bene o male — potevi anche oppugnarle?... Del rumore?... Dello scandalo?... Una separazione?... E poi?... Senza contare il ribrezzo di un chiasso, mosso da simili argomenti, qual guadagno ne avrei avuto io? Delle risa molte, un po’ di commiserazione, ed i rabbuffi certi di coloro, che mi vedevano ricader sulle loro spalle.... Sarebbe stato l’ultimo naufragio della mia situazione avvenire: