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Soli, dunque, uscivamo e, a lungo, smarriti nei prati immensi, lungo le prode dei fossi pieni d’acqua, sotto i filari dei gelsi e delle tremule, noi parlavamo di mille cose diverse, felici di sentirci uniti e soli — finalmente! — nella nostra virilità, poiché la crudeltà del fato, o delle persone, ci aveva divisi fanciulli.
E quante strane e liete scoperte! I nostri gusti, le nostre predilezioni, le nostre speranze di avvenire, i nostri rimpianti di passato, erano gli stessi; sembrava che la natura avesse divisa in mezzo un’anima sola, per dar vita a due corpi. La storia delle nostre infanzie passò anche essa, rapida, nel vortice delle parole: né la tua, povero Edoardo, era stata d’assai più lieta della mia: la violenza, l’alterigia, la brutalità di nostro padre erano pesate anco su te e sulla madre tua! Questa comunione di sofferenze aveva accresciuto ancor più il nostro profondo attaccamento; e noi ci amavamo — ricordi, Edoardo mio? — come non mai avevamo amato nulla e nessuno: con abbandono, con entusiasmo, con delizia.