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Ed allora accadde il singolare avvenimento, cotanto atteso e sospirato invano, fino dal tempo in cui, piccolo cuore oppresso, io piangeva di non poterti avere a compagno de' miei giuochi.
Spinto verso me da quello stesso sentimento, quasi veemente, che mi trascinava verso te, tu giungesti un giorno nel silenzioso paesello, tutto affondato nella melma delle sue risaie.
Oh!., lo slancio della mia gioia, la follìa della mia gioia, quando avevo ricevuto quella tua lettera! Diceva: — la ricordo ancora — «Noi siamo ormai soli Viviana, sorella mia. Nessuno è più a darci conforto d'affetto e so che a te, poveretta, tale conforto è stato sempre negato. Perchè non unire le nostre due solitudini, e crearne una nuova famiglia, di sangue e di amore? Io vengo a te, Viviana. Se tu vorrai, le nostre vite potranno ricominciare fraterne, per quanto sinora furono estranee».
Alle parole, inattese e dolcissime, credetti impazzire di gioia, tanto esse mi ripromettevano luce e felicità, dopo l'orrido esilio, in cui la mia