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una nuova terribile ferita alla mia povera madre, mostrandole il desiderio che io aveva del figlio di quel'altra, per cui ella soffriva tanto.

Io aveva nove anni, quando mia madre morì. Le lunghe pene ne avevano distrutto il fragile corpo, ed allorché io lo vidi esanime, dopo le tante lacrime, tutto bianco nel letto troppo vasto compresi come anche il dolore sia una malattia, che uccide e che non ha rimedio.

Un mese dopo mio padre mi conduceva in convento.

Né, prima di trovarmivi chiusa, mi fu data la gioia di veder avverato il mio sogno: conoscere ed abbracciare mio fratello. Così portai con me, tormentosa e dolce come una speranza di futuro, la malinconia della tua visione ed il mistero di un nome, che non si doveva pronunciare. Quel mistero, che mi penetrava di tenerezza e mi sconvolgeva come una passione, è stato il primo fardello di vita, la prima responsabihtà che mi sia imposta a me stessa.

Entro la piccola bambina già si era svegliata