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Essa mi veniva da mio fratello — sicuro: da mio fratello — ed io, nel mio fervore amoroso, la trovava innocua, anzi dolce come una carezza.... Ah!... perchè, perchè non poteva io conoscerti, ed abbracciarti e giuocare con te ...

E, spesso, seduta in qualche angolo, sola con le mie vecchie bambole, io piangeva sommessamente di dolore e di desiderio. Un fratello! Ah! quale grazia di poesia, quale profondità di tenerezza io metteva già, fino da allora, nella dolce parola e nel fascinante concetto. E piangeva, E mia madre mi guardava, impazientita.

— Che hai? — diceva — Perchè piangi? Piangi sempre ora!

Io rispondeva, soffocando i singhiozzi:

— Nulla... non ho nulla.

— E allora perchè piangi? Non si piange senza ragione... Dio mio non ho abbastanza fastidì?

E si alzava. Ed andava in un’altra stanza. Ma io non le diceva mica la ragione del mio pianto. Bimba ignara, io capiva già che di quello non si doveva parlare — capiva già che io avrei inferto