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s’involava verso voi — verso te e tua madre — che io non conosceva e che mi figurava tanto più belli e tanto più buoni, se mio padre vi preferiva a noi, così meschine e dolorose. Come doveva essere bella tua madre! Io me la rappresentava, alla fantasia di bimba già riflessiva, una madonna, una santa tutta aureolata d’oro. E quale dolcezza di sorriso, e quale benignità di modi! .. Doveva pur essere così se, presso lei, mio padre passava quasi tutta la sua vita, lasciando, per essa, in disparte mia madre! Non era mica bella la mia povera mamma, così scialba e magra e così sempre imbronciata!

Poi io pensava a te. Ed allora il mio ardore di conoscerti, di abbracciarti, di giuocare con te, diveniva così intenso, ch’io me ne struggeva come per una febbre. Quanto dovevi esser buono!... Quanto mi sarei divertita a correre con te! Io avrei fatto il cavallo e tu mi avresti guidata con delle redini rosse ed una gran frusta schioccante. Non importa se, nella foga del giuoco, qualche frustata smarriva la sua destinazione e mi scendeva sulle spalle.