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coli sono lieti di avere per compagno di viaggio il loro zio Teodoro, che non si è mai ammogliato ed è la loro delizia. Demetrio, poveretto, datosi anima e corpo alla Russia, s’arruolò per colonnello nella legione Moldava, e morì sui campi di Oltenizza, portando in cielo la speranza dell’impero greco di Bisanzio. Ma la forza delle idee non si spegne; e le anime dai loro misteriosi recessi, seguitano a premere questo mondo riottoso e battagliero. Da ultimo ho ripreso fra mano la famosa opera del conte Rinaldo, e fra un mese ne sarà pubblicato il secondo fascicolo; la somma occorrente è già depositata presso il tipografo, e la stampa non soffrirà interruzioni. Spero che se ne gioverà assai la patria letteratura, e che gli studi critici sul commercio veneto, e sulle istituzioni commerciali dei Veneziani durante il Medio Evo, serviranno di splendido commento alla storia, che va compilando con si profonda dottrina il nostro Romanin. Gli Italiani impareranno a conoscere un altro ingegno grande e modesto, che si consumò oscuramente nella polvere delle biblioteche, e fra le cifre d’una ragioneria; io sarò contento di aver eseguito appuntino gli ultimi desiderii d’un uomo, che meritava più assai di quanto non cercò mai di ottenere.

Le domeniche quando colla carrozza (ohimè! sento anch’io lo scirocco di monsignore!) conduco la Pisana, mio genero, e i quattro nipotini, o alla fontana di Venchieredo od a Fratta, mi passa sulla fronte una nuvola di melanconia; ma la cancello tosto colla mano e riprendo la solita ilarità. Enrico si maraviglia di trovarmi così sereno ed allegro, dopo tante disgrazie, nell’età non tanto allegra di ottantatrè anni. Io gli rispondo: — Figliuolo mio, i peccati affliggono più delle disgrazie; ma quei pochi che aveva io, credo averli scontati abbastanza, e non me ne spauro. Quanto alle disgrazie, non danno più gran fastidio sul limitare della tomba: e senza creder nulla, senza pre-