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458 le confessioni d’un ottuagenario.

— Dunque è proprio necessario?... È un tuo decreto irrevocabile?

— Sì, Carlo; irrevocabile! Come il dono che ho fatto a te di tutta me stessa; come il giuramento ch’io rinnovo ora che tu sei l’essere più nobile e generoso che abbia vestito mai spoglie mortali!...

— Oh, ma tu mi stimi più assai che non valga; tu mi chiedi quello che non posso...

— Tutto, tutto potrai!... se mi ami ancora!... Giurami che vivrai, pel bene della famiglia ch’io ti imposi, per l’onore della patria che insieme abbiamo amato e ameremo sempre!...

— Pisana, lo vuoi?... Or bene, lo giuro!... Lo giuro per quel desiderio che avrei di seguirti, lo giuro per la speranza invincibile, che la natura penserà presto a sciogliermi del mio giuramento!...

— Grazie, grazie, Carlo!... Adesso sono felice; torno degna di Dio!...

— Ma una cosa anch’io ti domando, Pisana: di non pascerti più a lungo dei lugubri pensieri che ti fanno morire prima del tempo, di adoperare quella felicità che in te rinasce, a ravvivare la tua salute, a rianimare il tuo coraggio, a serbarti insomma per noi, per noi che ti amiamo tanto!

— Oh tu sì, vedi, tu mi chiedi più di quanto possa concederti!... Carlo, guardami in volto!... Vedi tu questo sorriso di beatitudine, queste lagrime di gioia che m’inondano gli occhi? Or bene, credi tu che io povera donna, pazza, ebbra d’amore, mi rassegnerei a lasciarti ed abbandonarti per sempre, a non vederti mai più, nè in terra, nè in cielo, se una speranza certa, profonda, invincibile, non mi affidasse che ci rivedremo, che saremo uniti e contenti, a mille tanti che nol fummo mai, per tutta la eternità?...

— Pisana, oh sì, ti credo! Veggo l’anima tua che ri-