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448 le confessioni d’un ottuagenario.

mentre la vita, invece, poteva esserlo in qualche maniera, e deferiva alla natura una sentenza ch’io non mi sentiva in grado di pronunciare. Ecco perchè vissi, perchè cercai con ardore sempre crescente la verità e la giustizia, perchè pugnai per esse, per la libertà, per la patria; perchè curvai la mia mente a creder un bene quello che dal consenso universale era creduto un bene, e mi studiai di rendere la pace agli afflitti, la speranza agli increduli; agli infermi la salute. La natura ci dà la vita indi ce la toglie; siete voi tanto sapiente da comprendere e giudicare le leggi di natura, riformatele, mutatele, giudicatele a vostro talento!... Ma non vi sentite quest’autorità, questa potenza?... Ubbidite allora. Infelice martoriatevi, innocente soffrite, colpevole pentitevi e riparate: ma siate ragionevole e vivete.

— Sì, Lucilio! Vivano pure gli innocenti nel dolore, gli infelici nel martirio e i colpevoli nell’espiazione; sopportino tutti la vita coloro che nella ragione non trovano bastevoli argomenti per poterla distruggere. Ma io, Lucilio, io son fuori della vostra legge; io morirò!... Reo lo sono e pur troppo, e d’un delitto tale che è più infame, più mostruoso a parer mio dello stesso matricidio. Se la natura mi comanda ch’io viva, sorga ella dunque e m’ispiri il modo di ripararlo!.... Oh! ai mali senza rimedio v’è un unico scampo, e voi lo sapete che la natura non lo preclude. E cos’è dunque questo odio forsennato della luce, questo spavento di me stesso, questo desiderio infinito d’obblio e di riposo che tutto mi occupa? Non son forse altrettanti richiami con cui la natura mi invita a sè, al suo grembo pieno di misteri, di pace, e fors’anco di speranza?....

— Forse!.... Ecco la parola che vi dà torto. Qui invece nella vita una cosa sola v’ha di certo, e immutabilmente certo. La giustizia!... Rispondetemi ora preciso e sincero, perchè già vedete ch’io espongo la quistione nei