Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/381


capitolo decimonono. 373

Francia e pel riordinamento dell’Italia: le idee giuste e moderate non gli aveano durato a lungo; la smania del fare e del disfare, lo aveva tratto fuori di strada un’altra volta. Comunque la sia, io non mi fermai a Venezia che circa un mese, sperando sempre di ottenere dal conte Rinaldo la sospirata procura; ma non altro mi venne fatto d’estorcergli, che il permesso di vendere alcune pezzi staccati di quei paduli; il resto lo volea proprio serbare per la futura redenzione della famiglia. Così si cavarono da quelle vendite poche migliaja di lire che servirono soltanto a fornire, di qualche posta più grossa, il tavoliere da gioco della vecchia contessa. È proprio vero che la morte ruba i migliori, e lascia gli altri; costei ch’era la rovina della casa non facea mostra di volersene andare: e così pure quell’incomodo marito Navagero s’ostinava a non voler lasciar vedova la moglie.

Io sperava di condur meco in Friuli l’Aglaura e alcuno de’ suoi ragazzini; ma la morte della suocera la trattenne in famiglia: vera disgrazia, anche perchè l’aria campagnuola le avrebbe giovato per certi incommoducci che la cominciava a soffrire. Spiro, robusto come un tanghero, non voleva credere alla gracilità della moglie; ma il fatto sta che a non curarsi dapprincipio con qualche distrazione, con qualche viaggio, la sua salute divenne sempre più cagionevole, e Spiro se ne persuase quando non c'era più tempo da rimediarvi. Egli le andava dicendo, che se voleva, poteva andarne in Grecia con suo padre alla prima occasione; ma la tenera madre non voleva arrischiare i ragazzini, piuttosto gracili anch’essi, a viaggi lunghi e pericolosi. Rispondeva sorridendo che starebbe a Venezia, e che già, se l’aria nativa non la rimetteva in salute, nessun’altra avrebbe avuto una tale virtù. Io rimproverava Spiro di farsi troppo mercante, di non badar altro che alle provvisioni delle cambiali, e ai prezzi del caffè, che